ABSTRACT

L’Autore si sofferma su quattro direttrici che chiariscono una volta per tutte il Sistema Pensionistico-Contributivo introdotto dalla Riforma Dini nel 1996:

  • *   La natura privatistica delle pensioni IVS che costituiscono la copertura assicurativa dal rischio professionale del lavoratore finanziatore.
  • *     La funzione pseudo-scientifica del calcolo “Dini” delle pensioni IVS, in netto contrasto con la regola generale di equità attuariale della Scienza Statistica.
  • *    La piena sostenibilità dei Bilanci Inps: nel 2019, come negli anni precedenti e successivi, il Rendiconto delle poste in entrata (contributi) è pienamente in attivo rispetto a quelle in uscita (le pensioni IVS), come è riportato documentalmente dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza, Organo dell’Inps.
  • *    La proposta di modificazione/sostituzione del calcolo contributivo delle Riforme Dini/Fornero che da oltre 27 anni stanno producendo un gravissimo e irreparabile vulnus d’iniquità e discriminazione a danno delle pensioni  dei lavoratori più fragili.

 

LA NATURA ASSICURATIVA DI “CORRISPONDENZA”

TRA I CONTRIBUTI SOCIALI E LE PENSIONI IVS:

1.    Le pensioni I.V.S. (d’invalidità, vecchiaia e ai superstiti, in caso di decesso del lavoratore/pensionato) rappresentano la copertura del rischio professionale dei lavoratori per cui si assicurano, pagando i contributi sociali (33%).

La quota a carico dei datori rappresenta la retribuzione differita dei lavoratori.  

2.    Al fine di poter verificare contabilmente l’equilibrio tra le entrate (contributi IVS) e le uscite (pensioni IVS), sorge la impellente necessità di disgiungere e distinguere, nel Bilancio INPS, la spesa pensionistica IVS:

·  Da tutte le altre spese previdenziali (malattia, disoccupazione cassa integrazione ecc.) e da quelle avente natura assistenziale.

·    Al netto dell’Irpef, pagata dai pensionati, perché l’imposta è una “non spesa”, certamente non pensionistica: i lavoratori sono tenuti ad assicurarsi contro il rischio professionale che viene coperto solo dall’importo netto pensionistico IVS, posto in uscita nel Bilancio Inps.

·     Così come accade in qualunque Ente privato, erogatore di polizze vita/morte, vi è l’obbligo contabile di rendicontare esattamente le entrate dei premi assicurativi versati, con l’uscita della spesa delle rendite corrisposte.  

3.    La Costituzione rafforza il concetto di assicurazione, disponendo testualmente all’art.38 che: “I lavoratori hanno diritto che……siano assicurati mezzi adeguati in caso …. d’invalidità e vecchiaia”.

4.      L’Inps (portale inps.it: contributi previdenziali) si allinea al dettato costituzionale, confermando la natura assicurativa di tipo privatistico (come la polizza vita/morte) delle pensioni IVS, stabilendo testualmente che: “…. tra prestazioni e contributi c’è un rapporto di corrispondenza (concezione assicurativa del rapporto previdenziale)”.

   Inoltre il portale dell’Inps aggiunge che: “La contribuzione previdenziale consiste, quindi in un premio assicurativo che si paga per assicurare il lavoratore per un determinato evento come……. la pensione IVS”

 

LA FUNZIONE DEL CALCOLO DELL’IMPORTO DELLA PENSIONE, SECONDO LA SCIENZA STATISTICA E SECONDO LA RIFORMA DINI

1.    Secondo la regola canonica di equità attuariale della Scienza Statistica, l’importo della pensione dipende non solo dall’età di pensionamento e dai contributi versati durante l’attività lavorativa, ma anche dalla durata dagli anni di aspettativa di vita dopo il pensionamento, che è differenziale all’interno, per esempio, di una delle seguenti categorie  in cui si potrebbe trovare il lavoratore- pensionando: attività lavorativa ordinaria/gravosa;  genere maschile/femminile;  livello scolastico alto/basso;  territorio di ubicazione ad alto/basso reddito; status socio-economico e sanitario favorevole/disagiato., ecc. ecc. 

Ø In estrema sintesi, per la Scienza Statistica: chi ha meno aspettativa, avrà più pensione (meno anni per esaurire tutto il montante accumulato), al contrario di chi ha maggiore speranza di vita perché percepirà meno pensione (più anni per spalmare il montante contributivo)anche a parità di requisiti anagrafici e contributivi.

v Un esempio per tutti, con un montante di € 100.000 e stessa età di pensionamento:

·       Il lavoratore che ha un’aspettativa di vita, per esempio, di 10 anni (divisore), percepirà una pensione di € 10.000 (€ 100.000 diviso 10 anni);

·       mentre chi ha una minore speranza di vita di 5 anni (divisore), avrà una pensione di € 20.000 (€ 100.000 diviso 5 anni), anche se ambedue, ripetiamo, hanno gli stessi requisiti pensionistici e medesimo montante.

2.    Secondo la Riforma Dini, invece, il legislatore, non volendo (o, potendo) creare pensioni di annata basate su requisiti non pensionistici (differente durata della speranza di vita), ha illecitamente e irregolarmente disatteso la  sopradetta regola di equità attuariale della Scienza Statistica, attribuendo un’unica cifra  (divisore) di  aspettativa di vita a tutti coloro che richiedono la pensione alla medesima età:

  •  Questa unica cifra è il frutto di un semplice ricalcolo ricavato dalla media aritmetica tra le diverse aspettative di vita, come si può facilmente riscontrare dalla Tabella ufficiale (dove a fianco di ogni età, c’è un unico coefficiente : quindi un’unica aspettativa di vita per tutti!!); 
  • e dalla Tabella C2 Istat, pubblicata all’interno del Decreto ministeriale, dove la cifra del coefficiente (riportata poi integralmente nella Tabella ufficiale) è stata dedotta  in base alla media delle aspettative di vita dei maschi e delle femmine, ad ogni età di pensionamento!!!

v     Riprendendo l’esempio di cui sopra, la Riforma Dini - in netto contrasto con la previsione statistica di mortalità differenziale (ammessa anche dall’Istat.it) - ha quindi sostituito le predette aspettative di vita pari a 10 e a anni, con un unico coefficiente medio (divisore) pari a 7,5 anni (10 anni più 5 anni, diviso 2 è uguale alla media di 7,5 anni, valido per tutti i lavoratori con la stessa età di pensionamento!).

v Pertanto, con un montante di € 100.000 e stessa età di pensione:

·       Il lavoratore, che statisticamente vive di più (10 anni), percepirà una maggiore pensione di € 13.333 (€ 100.000 diviso 7,5 di anni medi), anziché € 10.000 (€ 100.000 diviso 10 anni);

·       Mentre il lavoratore più svantaggiato, perché statisticamente campa di meno (5 anni), avrà una pensione minore di € 13.333 (€ 100.000 diviso 7,5 di anni medi) anziché € 20.000 (€ 100,000 diviso anni).

  L'Autore segnala che da oltre 27 anni è stato introdotto dalla Riforma Dini il calcolo contributivo delle pensioni che chiaramente si è dimostrato essere un metodo di iniquità attuariale, pseudo scientifico (rispetto a quello previsto dalla scienza statistica), ingiusto e discriminante, specialmente a danno dei lavoratori- pensionandi più svantaggiati, e anche inadatto a regolamentare le pensioni pubbliche. 

  • Una  considerazione  finale per il Decisore politico: non sembra fuori da ogni realtà statistica e attuariale, che  tutti coloro che vanno in pensione alla medesima età, abbiano la stessa aspettativa di vita, realizzata, per giunta,  attraverso un metodo irregolare di media aritmetica tra diverse speranze di vita ?!

5.   DUE LE PROPOSTE ALTERNATIVE AL DECISORE POLITICO: 

Ad avviso dell’Autore, il Tavolo Ministeriale di contrattazione sulla Riforma delle pensioni non può prescindere dall’esame preliminare di una delle due proposte:

ü di modificare il contributivo calcolato in media, inserendo tante tabelle di coefficienti, quante sono le categorie omogenee che presentino statisticamente una mortalità differenziale.

ü ovvero, di sostituire la normativa del contributivo Dini/Fornero, con quella del calcolo retributivo, restando, però, a carico dei lavoratori l'obbligo di autofinanziare l’equilibrio contabile del sistema pensionistico IVS

 

1) PIENA SOSTENIBILITA’ DEL BILANCIO INPS 2019:SALDO TTIVO TRA I CONTRIBUTI IVS, IN ENTRATA, E LE PENSIONI IVS, IN USCITA.

Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza - Organo preposto all’approvazione dei Bilanci Inps - nel Rendiconto Sociale del 2019 riporta a pag.21/22, i seguenti testi virgolettati:

- “Spese per prestazioni pensionistiche a carico del gettito contributivo pari a € 212,9 miliardi”. Al lordo dell’Irpef (€ 54,2 miliardi).

“    - "Totale uscite a carico della fiscalità generale, pari a € 113,9 miliardi”.

      2) SALDO ATTIVO DEL BILANCIO INPS 2019

     Spesa al netto dell'Irpef: € 158,7 miliardi (€ 212,9 mld meno € 54,2 mld per Irpef)

     -  Contributi versati dai lavoratori: 197,9 miliardi

    - Saldo attivo: € 39,2 miliardi (€ 197,9 miliardi meno € 158,7 miliardi)

2    L’Autore ha registrato, con una immagine, che il trend di sostenibilità e di rendiconto in attivo si riproduce anche negli anni precedenti e successivi al 2019!

    In conclusione, il Pil della spesa pensionistica in Italia, al lordo e al netto dell’Irpef, negli anni presi in esame dal 2015 al 2021, si aggira rispettivamente intorno al 12% e all’8/9%,: tra i  primi in Europa, se non i primi.

Prof. a c. Lucio Casalino

- Ex dirigente Inps

- Consigliere Nazionale CISAL

Napoli, 15 febbraio 2023

Legenda: Le immagini riprodotte nel post  prima/dopo la scrittura, rappresentano la sintesi semplificativa di quanto redatto dall'Autore

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