PER PIACERE QUALCUNO, CHE PUO', DICA A BOERI CHE :
IL CONTRIBUTIVO E' UN CALCOLO INIQUO, PERCHE' TAGLIA LE PENSIONI DEI PIU' DEBOLI.
IL BILANCIO DELLE PENSIONI E' IN ATTIVO E PUO' FINANZIARE ANCHE "LA QUOTA 100".
LE STATISTICHE SULLE PENSIONI INVIATE IN EUROPA NE INDICANO UN COSTO GONFIATO.
ABSTRACT
L’Autore, con una formula originale, tesa
a rimarcare il comportamento autoreferenziale (parla a se stesso, elogiandosi) di
Boeri, impermeabile a ogni contatto diretto, si rivolge a un ipotetico
intermediario per contestare al Presidente dell’Inps, in particolare, due sue
esternazioni, fake news, in materia previdenziale e un suo comportamento
omissivo sui dati del Bilancio dell’Ente che presiede, trasmessi in Europa.
1) Sulla prima dichiarazione, Boeri ha più
volte dichiarato che “il contributivo è un
calcolo giusto perché restituisce in
pensione ciò che si è accumulato
durante la vita professionale da ciascun lavoratore”:
L’Autore chiarisce che diversamente
dalle Assicurazioni private, dove è necessario calcolare la probabilità della
speranza di vita media al fine di poter stabilire per ogni tipologia di assicurato l’entità
della rendita, nella Previdenza pubblica, il sistema contributivo si
basa, invece, su di unica speranza
di vita, valida per tutta la popolazione, a parità di età di pensionamento, generando importi
pensionistici generalizzati, oltre che iniqui.
Invece, continua l’Autore, gli anni di
vita statisticamente attesi dopo il pensionamento, possono essere differenziati, in ragione
dell’appartenenza dei lavoratori a gruppi, principalmente, distinti per: Categoria professionale (lavoro faticoso, impegnativo, ecc./non), genere (uomo/donna), titoli di studio
(istruzione bassa/media/alta) e anche per diversa ubicazione nel territorio
nazionale (Nord/Sud).
Tra queste diverse classi sociali, infatti, sono state
accertate dalla stessa ISTAT, diverse aspettative di vita,
facilmente riscontrabili dalle tavole di mortalità pubblicate sul sito ufficiale,
per cui chi ha una speranza di vita minore, deve percepire una pensione
(rendita, per il privato) più elevata, rispetto agli altri, anche a parità dell'età di collocamento a riposo.
2) La
seconda esternazione, fake - news, di Boeri è la seguente: “Il Bilancio Inps presenta un forte passivo, una
parte delle pensioni deve essere coperta da risorse dello Stato e il sistema
previdenziale non è sostenibile e a rischio, anche rispetto alle ipotesi del
nuovo Governo di introdurre il diritto alla pensione, con quota cento”.
In effetti, il Bilancio INPS si
mostra come un enorme calderone in cui sono inserite non solo le pensioni
Inps, a carico dei lavoratori, ma anche le prestazioni d’assistenza
e altri interventi sociali pagate, invece, della Fiscalità generale, anche
se gestite dall’Ente previdenziale.
L’Autore prende spunto dall'analisi dei cinque
Rapporti, redatti dall’autorevole Comitato Scientifico di “Itinerari
Previdenziali”, per evidenziare che - da un esame circostanziato sulle cifre indicanti la spesa delle
pensioni, riclassificate per funzione previdenziale - tutti i Bilanci Inps
dal 2002 al 2016 presentino un costante
trend di saldi attivi, tali da assicurare anche per il futuro la stabilità del sistema pensionistico e la sostenibilità finanziaria della "quota 100" per la pensione di anzianità.
Il vero “buco” è rappresentato, continua
l’Autore, dalle prestazioni d’assistenza erogate dall’INPS nel 2016, a più di 8,2 milioni di pensionati, assistiti
parzialmente o integralmente dallo Stato, su un totale di 16 milioni - sostenuti impropriamente anche dagli utili dei Bilanci Inps-"Bancomat" - mentre i pensionati previdenziali rappresentano addirittura la minoranza (7,8 milioni)!
3) Infine, sul terzo punto, le statistiche
sulle pensioni inviate in Europa sono sbagliate perché ne indicano un costo
gonfiato, senza che Boeri sia intervenuto per segnalarne l’erronea formulazione.
Anzi, a parere dell’Autore, con il suo comportamento omissivo, Boeri ha
confermato che è in linea con quanto comunicato in Europa.
Com’è possibile, si domanda e chiede
l’Autore, non riuscire a rettificare cifre così palesemente sbagliate e non
allineate neppure alla normativa europea, come quelle assistenziali
collegate al reddito (la 14^ mensilità, le integrazioni al minimo, le
maggiorazioni sociali, gli assegni familiari, i prepensionamenti, ecc.), che
sono state inserite nella spesa delle pensioni in Italia, anziché “nel sostegno
della famiglia” e “nell’esclusione sociale”, così come, invece, l’Eurostat le assegna
agli altri Paesi europei.
L’Autore conclude affermando che, se si
procedesse a una corretta suddivisione delle prestazioni per la loro natura
previdenziale o assistenziale, risulterebbe che le prime, con il 9,5% del PIL, nel 2016, sarebbero le
meno care d’Europa, anche rispetto alla Germania!
Da ultimo l’Autore chiarisce, con un esempio in tema di
tassazione dei Paesi europei, che su una pensione di €.19.789 (3 volte il trattamento minimo), un
pensionato italiano paga €. 4.000 d’imposte; in Spagna, €.1.800; nel Regno Unito
€. 1500:, in Francia €. 1.000; in Germania €.39 (non è un refuso, l'Autore conferma: 39 euro di tasse).
A questo punto, l’Autore si chiede come la Commissione europea possa procedere a una classificazione seria,
ponderata, equa e imparziale del costo delle pensioni in ambito europeo, se è prevista una tassazione così disuguale che, inglobata erroneamente nella spesa
pensionistica, la fa crescere in modo arbitrario, ingiusto e anche disomogeneo, all'interno dei Bilanci dei singoli Stati.
In chiusura, l’Autore
formula alla Politica nuova, la proposta di creare due Bilanci separati e
gestiti eventualmente anche da due diversi Enti di previdenza/di assistenza,
distinti per competenza funzionale (prestazioni pensionistiche e socio-assistenziali)
e per modalità di finanziamento (Contributi/Fisco).
L’Autore
Prof. a c.
Lucio Casalino
ex Direttore di Sede Inps
Consigliere nazionale Cisal
ex Direttore di Sede Inps
Consigliere nazionale Cisal