UNA PUNTURA DI SPILLO: MINISTRO POLETTI, NON E’ MAI TROPPO TARDI!
Il Ministro
del Lavoro Poletti ha dichiarato testualmente: ”L’intervento che si è
realizzato con la riforma Fornero aveva dei difetti molto gravi: ………. non
aver previsto un trattamento diversificato in ragione del lavoro” (“Il
Mattino” dell’1 novembre c.a. , a pag.10, riporta questa dichiarazione virgolettata del Ministro).
A parte il fatto che la durata flessibile dell’aspettativa di vita, come
ha accertato l’Istat, può dipendere non solo dalle condizioni di lavoro , ma
anche dal livello d’istruzione, dalla qualifica professionale, dal genere
femminile /maschile, dall’ubicazione territoriale (Nord/Sud), Ministro non è
mai troppo tardi per regolamentare questa delicata materia che tanta preoccupazione
e dissapore sta destando tra i
lavoratori.
Nel mio
post n. 2 del 25 settembre c.a. sul sistema contributivo correlato alla media statistica della speranza di vita
uguale per tutti, ho dimostrato che esso
produce iniquità e diversità di trattamento nei confronti dei lavoratori, a
parità di condizioni contributive/demografiche e di requisiti pensionistici,
come magistralmente sintetizzato da Trilussa con la poesia “la statistica del pollo” a testa.
Ministro, dia seguito a quanto dichiarato!Questo sistema ha già provocato non solo trattamenti diversificati, ma, addirittura, l’effetto perverso che il lavoratore più “debole” (esempio, l’operaio edile) concorre ad alimentare una parte della pensione del lavoratore più “forte” (esempio, il dirigente)!
Questa evenienza è veramente insopportabile!
Ministro se ha letto, come mi auguro, il mio
post, avrà considerato l’ipotesi che ivi ho descritto e documentato, e cioè: Nel biennio 2016 – 2018, con pari montante di €.300.000, alla stessa età di pensionamento di 66 anni e sulla base di un’aspettativa di vita, stabilita dall’Istat, di 18,163 anni, valida per tutti - che rappresenta la media statistica tra chi ha 17,163 o 19,163 anni di effettiva vita residua (nell’ipotesi più lieve)- :
-I lavoratori, che avrebbero un margine di vita inferiore (17,163 anni), in ragione del loro gravoso lavoro , hanno una pensione più bassa di circa 1000 euro;
- mentre quelli, con attesa di vita maggiore (19,163 anni), per la loro attività più leggera, godono di un trattamento più alto, di pari importo, rispetto al dovuto.
Ciò in netto contrasto con il principio attuariale - assicurativo. secondo cui: ”Chi vive più a lungo, prende meno di pensione; chi ha una vita attesa più breve, più guadagna”.
Ministro, ma si rende conto di
quali e quanti danni questo sistema perverso ha e sta causando sulla carne viva,
specialmente, dei sei milioni di pensionati che hanno maturato non solo una
pensione sotto i mille euro al mese, ma anche un importo al di sotto di quanto
spettante, in base a calcoli medi, anziché
effettivi.
Per rispetto di questi lavoratori, Ministro
faccia presto e presenti una proposta di legge per riaprire i termini, inopinatamente
fatti scadere, della delega stabilita dalla legge 247/2007 (come denunciato nel
mio post), con gli stessi criteri e compiti ivi stabiliti, da inserire nella
legge di Bilancio, attualmente in discussione in Parlamento.
Ciò al fine di dar vita finalmente alla costituzione della prevista
Commissione tecnica/ sindacale, con il compito di eliminare questo disastro,
creando coefficienti differenziati, che convertono i contributi in
pensione, e soluzioni che prevedano aggiustamenti anche in maniera retroattiva,
senza ricorrere a rappezzi disarmonici e disorganici, così come si stanno
delineando in questi giorni.
Solo in questo modo, si può dare una concreta speranza a milioni di
lavoratori pensionandi e pensionati e alle loro famiglie che vivono con redditi
vicini alla soglia di povertà, dopo un’intera vita spesa nel Sistema produttivo
del Paese, in conseguenza “di una riforma
che presenta difetti molto gravi”, come da Lei giustamente dichiarato.
La saluto.
Prof. Lucio Casalino- Professore a contratto
Università Federico II Napoli
- Ex dirigente INPS
- Consigliere Nazionale Cisal